caro

caro; a caro prezzo. Caro tele stele – caro assaettato, che va alle stelle. – Ver caro – desiderare. Ver caro de… – essere contento di… desidero di… Ver caro saerlo – esser contento di saperlo (anche se la cosa spiace: «varda che Bèpi l’à parlà male de ti», e si risponde: «Gò caro saerlo».) – Caro si usa intercalare parlando di solito con persona anche se non si conosca, anche se di riguardo, o incontrandola. È d’uso che pure una ragazza dica caro a un uomo persino sconosciuto, rivolgendogli la parola. [I Valsug. 63].

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale), 63. …Presso i ragazzi e le ragazze sono notevoli vivacità e brio, smorzati o temperati negli adulti dalle aspre fatiche e dagli stenti e dalle cause dette sopra. I Valsuganotti si palesano per gente assai modesta, contegnosa, assai bonaria, espansiva, scherzosa, piena di bonumore, nel fare, nell’atteggiarsi, nel parlare. Anche persone che vengono da altre valli vicine si maravigliano della affabilità e allegria dei Valsuganotti, e l’allegria e trattabilità delle nostre ragazze fu riconosciuta e notata a piú riprese da ragazze trentine. Di qui anche il costume di dire caro a chiunque rivolgano la parola, sia pure per la prima volta. Dell’affabilità degli abitanti di Roncegno parlano il Gramatica (La Valsugana climatica 45) e il Bellat (ivi 47)…

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1960 (prima edizione);

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1977 (ristampa anastatica);

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale) – Dizionario Valsuganotto. Ecomuseo della Valsugana – Ecomuseo del Lagorai, Croxarie, Litodelta, 2023.

NOTA EDITORIALE

Il sito web conserva tutte le peculiarità grafiche (ò e à voci del verbo avere; l’accento nell’avverbio , su parole sdrucciole quali l’aggettivo vèneto, acuto su í e ú, grave nella negazione ), fonetiche (credenseFieme) e morfologiche (la Brentadella Fèrsina) della prima edizione del testo, più o meno invalse all’epoca o dovute all’uso personale dell’autore nel primo e nel terzo caso o all’interferenza dialettale nel secondo. Tale criterio è parso il più adeguato, a maggior ragione considerato il «tetragono attaccamento […] alle proprie peculiarità, fino alle virgole» di Angelico Prati. Si mantengono tali e quali anche tutte le rappresentazioni grafiche dei fonemi, con i relativi segni diacritici, e le abbreviazioni relative a libri, riviste e varietà linguistiche, il cui scioglimento, se non immediato, appare nel complesso agevole sulla base del contesto e dei riferimenti bibliografici citati più estesamente dall’autore.