abitante della provincia di Belluno, soprattutto del distretto di Feltre, che viene spesso tra noi per lavorare la terra, a volte come colono, o come garzone. Son poi detti Ciòdi, per estensione, tutti gli Italiani d’oltre il vecchio confine politico (v. anche paparèla). [È forse da riconoscere questa parola in Claudus, che compare in più documenti al séguito di nomi personali (v. I Valsug. 59, n. 99)].
Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale), 59, n. 99. …Gli abitanti della provincia di Belluno, specialmente feltrini, che vengono spesso tra noi, sono detti ciòdi nella Valsugana, mentre a Trento son piú di tutto conosciute le Ciòde, che si recano a lavorare nelle campagne (Pro Cultura III 61). Varie volte nei documenti compare Claudus quale nome personale: 1315: Pietro Claudo del fu ser Enrico Mala Copela di Vígolo Vattaro (Trento) (Reich, Notizie 82); 1463, 1471: Giovanni Claudi; Claudus, piovano di Strigno (Reich 158, Montebello 233, Morizzo I, fasc.); 1559: Nicolaus q. Symonis Claudi de villa Ivani, Ioh. Maria q. Symonis claudi ville Ivani (Reich 177, 178); 1554: Johanne Dominico filio seri Antonij q. Johannis Claudi di Telve (Morizzo I 315); 1560: fu Antonio Claudi (ivi 328), 1614: Ant. de Claudis, a Telve (ivi II 116). È vero che Claudus potrebbe essere anche la traduzione latina di un soprannome zòto, ma proprio sempre? Almeno qualcuno sarà dunque un Ciòdo, aggettivo che pure usa tuttodí da noi dopo il nome di qualche Feltrino, stabilitosi qui. Il nome Ciòdi, nella forma Claudi, provenne forse dalla via Claudia, che congiungeva Feltre con Trento (o da una famiglia Claudia?).