dar

(dao [ricerc. dago] [dòti? o dati?], ti dè, l dà, don [ricerc. demo], de, i dà; dava o deva; dasse o desse [1506: dese: Regola Osped.]; dagando o dando) – dare; sbocciare (alle bocce); anche solo per gettare la boccia. Te dao ben mì! – ti do ben io! (minacciando). Dar de vòlta – restituire. Dar drio (a uno) – secondare (uno). Dar entro (s. v. entro). Dar for o fora – spendere; (intrans.) mandar caldo (d’una stufa, in principio). Dar for (dei caʃi, dei dì ecc.) – darsi (dei casi, dei giorni ecc.), accadere. Darle fora – dar delle botte, darle. Darghe drio (a n mis’cero) – lavorare sollecito (a una cosa) Darla soto – sbottoneggiare, dar bottate. V. mocaa. Dar via – dare (ad altri roba, oggetti ecc.). Darghe drio (a na ròba) – fare (una cosa) con premura, con fretta; (a uno) accontentare i capricci, le voglie ecc. (d’uno, spec. dei bambini). Darghe sù (l verderamo ale vigne) – spruzzare (col verderame le viti); (a n conto) – ripassarlo (anche darghe sora). No l ghe dà (o no l’ìngia) – di bestia che non riesce a marciare col carico.

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1960 (prima edizione);

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1977 (ristampa anastatica);

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale) – Dizionario Valsuganotto. Ecomuseo della Valsugana – Ecomuseo del Lagorai, Croxarie, Litodelta, 2023.

NOTA EDITORIALE

Il sito web conserva tutte le peculiarità grafiche (ò e à voci del verbo avere; l’accento nell’avverbio , su parole sdrucciole quali l’aggettivo vèneto, acuto su í e ú, grave nella negazione ), fonetiche (credenseFieme) e morfologiche (la Brentadella Fèrsina) della prima edizione del testo, più o meno invalse all’epoca o dovute all’uso personale dell’autore nel primo e nel terzo caso o all’interferenza dialettale nel secondo. Tale criterio è parso il più adeguato, a maggior ragione considerato il «tetragono attaccamento […] alle proprie peculiarità, fino alle virgole» di Angelico Prati. Si mantengono tali e quali anche tutte le rappresentazioni grafiche dei fonemi, con i relativi segni diacritici, e le abbreviazioni relative a libri, riviste e varietà linguistiche, il cui scioglimento, se non immediato, appare nel complesso agevole sulla base del contesto e dei riferimenti bibliografici citati più estesamente dall’autore.