dir

(digo, ti dis, l dis, o dir, o der, o diʃe, diʃón, diʃé, i dis, o dir ecc.; diʃeva; digarò, o dirò; digarìa, o dirìa; digando, diʃendo; diti, o dìghiti, o digi – dico io) – dire. L’òti dito mi! – non l’ò detto io? – Te n ditu si? – la pensi così? Mi me n dirìa… – sarei dell’opinione… Comè n dir – come a dire, cioè. Come n dir che… – come a dire che…, cioè che… – Dir dó – mormorare. Dir dó (par ceʃa uno) – fare le pubblicazioni di matrimonio (in chiesa) (v. anche s. ceʃa). Dir drio – dir dietro. Dir sù – dir su, raccontare; recitare. Dirghe sù – criticare (uno). Dìrghene quatro (a uno) – dirgliene quattro. – Volér dir – significare. Còssa vol-lo dir sta paròla?

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1960 (prima edizione);

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1977 (ristampa anastatica);

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale) – Dizionario Valsuganotto. Ecomuseo della Valsugana – Ecomuseo del Lagorai, Croxarie, Litodelta, 2023.

NOTA EDITORIALE

Il sito web conserva tutte le peculiarità grafiche (ò e à voci del verbo avere; l’accento nell’avverbio , su parole sdrucciole quali l’aggettivo vèneto, acuto su í e ú, grave nella negazione ), fonetiche (credenseFieme) e morfologiche (la Brentadella Fèrsina) della prima edizione del testo, più o meno invalse all’epoca o dovute all’uso personale dell’autore nel primo e nel terzo caso o all’interferenza dialettale nel secondo. Tale criterio è parso il più adeguato, a maggior ragione considerato il «tetragono attaccamento […] alle proprie peculiarità, fino alle virgole» di Angelico Prati. Si mantengono tali e quali anche tutte le rappresentazioni grafiche dei fonemi, con i relativi segni diacritici, e le abbreviazioni relative a libri, riviste e varietà linguistiche, il cui scioglimento, se non immediato, appare nel complesso agevole sulla base del contesto e dei riferimenti bibliografici citati più estesamente dall’autore.