man

(plur. man) – mano; manata, manciata. Na man de òmeni – una compagnia di omini. A man – a mano. A la man – alla mano, accostevole. A man salva – a man salva, senza pericolo (p. es. robàr a m. s.). A man spòrta (v. s. spòrta). Baʃàr le man (rinforz.: soto e sora) – aver dicatti. Ciapàr sù la man – far la mano, impratichirsi. Dar na man – dar mano, soccorrere. Dar na man (de colór ecc.) – dare una mano, una passata. Dar l’ùltima man – dar l’ultima mano. Far man bassa – far man bassa (anche per consumare tutto ciò che v’è da mangiare di frutti ecc. in un dato luogo). Lavàrsene le man – lavarsi le mani d’una cosa. Ndar dó par le man – (di danari) spenderli illecitamente. Métreghe sù le man – metterci sù la mano, rinvenire. Pèrdre la man – perdere la mano a una cosa. Podér darse la man – poter darsi la mano. Tegnér a man – tener di conto, serbare, risparmiare. Tegnerghe man (a uno) – tener mano in una cosa (a uno). Tor la man – levare la mano (di cavalli). Tor par man – rivedere; beffare, prendere a sbiffe. Vegnér spizza a le man – pizzicare le mani (venir voglia di picchiare). Verghe sù la man – aver la mano in una cosa. Ver le man longhe – avere le mani lunghe. – Co le man a scorlón, o a spindorlón – con le mani penzoloni.

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1960 (prima edizione);

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1977 (ristampa anastatica);

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale) – Dizionario Valsuganotto. Ecomuseo della Valsugana – Ecomuseo del Lagorai, Croxarie, Litodelta, 2023.

NOTA EDITORIALE

Il sito web conserva tutte le peculiarità grafiche (ò e à voci del verbo avere; l’accento nell’avverbio , su parole sdrucciole quali l’aggettivo vèneto, acuto su í e ú, grave nella negazione ), fonetiche (credenseFieme) e morfologiche (la Brentadella Fèrsina) della prima edizione del testo, più o meno invalse all’epoca o dovute all’uso personale dell’autore nel primo e nel terzo caso o all’interferenza dialettale nel secondo. Tale criterio è parso il più adeguato, a maggior ragione considerato il «tetragono attaccamento […] alle proprie peculiarità, fino alle virgole» di Angelico Prati. Si mantengono tali e quali anche tutte le rappresentazioni grafiche dei fonemi, con i relativi segni diacritici, e le abbreviazioni relative a libri, riviste e varietà linguistiche, il cui scioglimento, se non immediato, appare nel complesso agevole sulla base del contesto e dei riferimenti bibliografici citati più estesamente dall’autore.