Tedesco; = boesco. Anche soprannome. For par i Todeschi – in paese tedesco. Onde che va i Todeschi no va i Talgiani – dove c’è una cosa non può starcene un’altra. Dove stanno de’ Tedeschi, non vi può stare Italiani è proverbio toscano riferito a’ Lanzi a tavola. – 1345: Iohanem dictum Verme et petrum ejus fratrem q. Enrici todeschi qui habitant Telvi,1356: Iohanne dicto Verme q. Odorici teotonici de Vignola (Pèrgine) (Morizzo I 114, 126); 1605: Stephanus q. Jo. Dominici Trentinaya cognominatus della Todescata (Telve di Sotto) (Morizzo II 104). Nei doc. ricorre Todeschus quale nome di persona. [I Valsug. 51-53].
Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale), 51-53. … L’estensione attribuita abusivamente alla Valsugana la fece passare come abitata, nei secoli XV e XVI, se non per intiero, almeno per la metà, da popolazione tedesca (v. a p. 42), tanto che nel pensiero di certi, piú o meno dotti, la Valsugana e la Brenta alta non andavano e non vanno disgiunte dall’antica presenza ivi dell’elemento tedesco.
Molti, anche di recente, studiarono la portata di questo elemento nei distretti di Lévico e di Pèrgine, cosa che qui non ci riguarda direttamente, perché nella vera Valsugana, che è oggetto di questo studio, i Tedeschi ebbero ben poca parte.
Il Montebello (p. 14-16, 305) osserva che, in conseguenza della venuta di minatori tedeschi, il tedesco prevalse nei monti di Pèrgine, di Lavarone e di Roncegno. A noi interessa quest’ultimo, il cui tedesco, secondo il nostro storico, che era di Roncegno, non è quello della Vicentina e del Veronese per l’accento e l’espressione, ma è affine a quello degli Alemanni tirolesi; e il Montebello tocca poi della condizione del linguaggio in allora (v. anche Battisti, Studi 179), del quale è arrivato a noi un vocabolario di 1495 parole, compilato da Simone Pietro Bartolomei, colla collaborazione di Baldassarre de Hippoliti, stampato da Mario Filzi nella Tridentum XII-XIV, ma scorrettamente (Battisti, Studi 158, n.).
Nel 1230 Bertoldo, signore di Caldonazzo, teneva una arimania (maʃo) nella villa di Roncegno, dove è probabile che prima o poi i signori di Caldonazzo abbiano importato lavoratori coloni tedeschi, come in Lavarone (Reich, Notizie e doc. su Lavarone 61). Nel 1348 certo Concio di Paludo, abitante sul monte di Roncegno, rinuncia al nobile Siccone di Castelnovo un maso al Prigmer (Reich 86-87), nome certo tedesco, e un mansus stechemani sulla detta Montagna è ricordato nel 1364 (Montebello, p. 68 dei doc). A p. 129 il Reich nota che «contadini tedeschi di Lavarone, Folgaria, Monte di Roncegno, Val dei Mòcheni, Provés e Ulten scambiarono continuamente dimora fra di loro, passando con una particolare tenacia da una montagna all’altra pur di trovarsi con connazionali». Nel 1322 e 1323 Niccolò del fu Geremia di Caldonazzo chiamò coloni tedeschi a Roncegno (Reich 131), ma già una carta del 1286 accenna ad modum et consuetudinem roncatorum Roncegni (Morizzo I 37), e in una del 1301 si legge pure di un livello secundum usum et consuetudinem roncatorum montis Roncegni (Morizzo I 65), cioè certo dei Tedeschi, che dissodavano la Montagna. In un doc. del 1430, riguardante una lite dei comuni di Telve, di Telve di Sopra, di Carzano, di Castelnovo, di Roncegno e di Torceno si vedono i cognomi italiani e tedeschi di Roncegno: di questi è notata la provenienza coll’indicazione de Alemanea, e cosí in uno di Telve del 1448 (Morizzo III 3[23], 27).
Altri minatori tedeschi si stabilirono a Telve (v. D. r L. S., Brevi notizie su Telve 13): nel 1345 e nel 1356 sono nominati due todeschi abitanti a Telve, venuti da Vignola (Pèrgine) (Morizzo I 114, 126), e un altro, pure di Vignola, abitante nella Montanea Roncatorum Roncegni (1351: Morizzo I 123). In carta di Telve del 1264 è ricordata la terra quondam Wenzel (Morizzo I 2; Suster, Tridentum III 110, nota).
I Ronchi, che al presente formano un comune a sé, dovevano un tempo appartenere a Telve, se nei documenti sono detti appunto di Telve.
La popolazione tedesca lasciò le tracce in nomi di luogo della Montagna: Postai (plur.) (Schneller, Tir. Nam. 125), Róreri, Smíderi, Èccheri, Fràineri, Sàlcheri, Uèlleri, Àusseri, Zòtteli, Spèccheri, Bóccheri, Ròneri, Stràlleri, Stríccheri, Bébberi, Cròzzeri, Ríncheri, Bézzeli, Palàjeri.
Ancora oggi gli abitanti della Montagna (di Roncegno e dei Ronchi) sono chiamati da quelli di Roncegno (Villa) Mòcheni (sing. Mòchene), ch’è pure il nome dei Tedeschi della valle alta della Fèrsina (Val dei Mòcheni).
In séguito all’occupazione tedesca della Valsugana, cioè dopo la cessione ai duchi d’Austria della sua giurisdizione (1413) (v. a p. 15), fu importata una colonia tedesca al Borgo e una a Telve, e al Borgo c’erano un piovano italiano e uno tedesco, e ciò per non piú di 75 anni, e non di continuo, e a Telve un prete e una chiesetta per la detta colonia (Brentari I 355).
Leggendo i documenti riportati dalla p. 179 in poi del vol. I del Morizzo, si vedono le famiglie tedesche che si erano stabilite nella Valsugana: in modo particolare a Telve i Tedeschi dovevano essere molti, e non solo come familiarii. ecc. al séguito dei signori tedeschi dei castelli, ma anche quali possessori indipendenti di terreni, o artigiani: vi sono indicati come teotonici, theutonici.
Potrà poi anche darsi che non pochi Tedeschi siano venuti dai Sette Comuni, tanto piú se questi arrivavano sino alla Brenta (v. a p. 16). Cosí un Prener di Asiago è nominato nel 1486, in un documento in cui son ricordati un Gruber di Roncegno, Speccher e Ringlar de Monte Ronzegni (Morizzo III 15 [35]). Nel 1552, dopo un Weiler Sbobo habitatore Burgi, è ricordato un Pinther de Asiago, pure al Borgo (Morizzo, I 312).
Ma la gran massa della popolazione era da noi pur allora italiana, cosa che risulta, tra le altre prove, dal racconto del suo viaggio per la Terra Santa, fatto dal domenicano Felice Faber da Ulma: egli passò per la Valsugana nel 1483, e riguardo al Borgo scrive nel suo Evagatorium che esso e tutta la terra che segue sino al mare sono di lingua italiana. La mattina dopo che fu al Borgo, tenne una predica in tedesco ad alcuni nobili, suoi compagni di viaggio, nella chiesa dell’Ospedale, e a proposito aggiunge: «Erano presenti gli abitanti del paese, e mi guardavano confusi e stupiti. Perché italiani non avevano mai udito un discorso tedesco nella loro chiesa se non da me» (Tridentum III 171)…