carretta, non usata nella Valsugana se non da forestieri; carretto adoperato dei girovaghi valsuganotti in Francia, detto da essi pure colporteur, con parola francese, mentre colportage è la merce stessa. [I Valsug. 108]. La n’à sentù na careta che metà la bastava (di rimproveri).
Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale), 108. …Il merciaiolo girovago fa uso della cassèla, una cassetta per le mercerie, con vari scompartimenti composti di cassettini, che si mettono l’uno nell’altro, cassetta che si porta sulla schiena, con cinghie, o fa uso della dèrla, o cràizara, un arnese di legno in forma di seggiola coi piedi corti, pure da portare con cinghie sulla schiena. Ultimamente però in Francia essi usavano la careta, che essi chiamavano anche colporteur (che in francese è il merciaiolo girovago), un carretto a due ruote per le mercerie, e chiamavano colportage la merce stessa (in francese il mestiere dei merciaioli ambulanti). Vendevano mercerie, gingilli, cartoline e santi, questi soprattutto una volta. Si dava il caso che i nostri merciai si trovavano in una città in molti (p. e. una ventina); allora stabilivano di ritrovarsi un dato giorno in un’altra città, e ivi facevano una ribotta. Imparavano naturalmente il francese, e taluni mandavano ai loro conoscenti Le Petit Parisien o il Figaro. Quelli che furono là usano termini come ferma «fattoria», deportamento «dipartimento», ecc. I Valsuganotti però, a differenza dei Tasini, non si sono mai fatti un’agiatezza né con questo commercio, né in altro modo. Ora ve ne sono ancora che vanno in giro con mercerie o stampe, ma si tengono quasi tutti entro la provincia. L’emigrazione per la Francia è ricominciata l’anno scorso, ma vi si fermano qua e là a lavorare…