ceʃa

chiesa. In ceʃa le fémene, che le va zenza fazzoi sula tèsta, le sta a drita e i òmeni a zanca, i toʃeti sù in cao, vezzìn a l’altàr. – Dir dó par ceʃa – dire o dirne in chiesa (anche di oggetti perduti o trovati ecc.). Ndar in ceʃa – rientrare in santo (delle donne dopo il puerperio). (V. s. dir.). – 1311: a Glesia (Samone); 1558: Sora la giesia de Santa Iustina (Telve) (Morizzo I 77, 322); Castelrotto (sec. XVI): Giesia (Arch. Trent. XXVII 34); 1523: a le Chiesole (Torcegno) (Morizzo I 279).

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1960 (prima edizione);

Angelico Prati, Dizionario Valsuganotto, Istituto per la collaborazione culturale Venezia – Roma, 1977 (ristampa anastatica);

Angelico Prati, I Valsuganotti (La gente d’una regione naturale) – Dizionario Valsuganotto. Ecomuseo della Valsugana – Ecomuseo del Lagorai, Croxarie, Litodelta, 2023.

NOTA EDITORIALE

Il sito web conserva tutte le peculiarità grafiche (ò e à voci del verbo avere; l’accento nell’avverbio , su parole sdrucciole quali l’aggettivo vèneto, acuto su í e ú, grave nella negazione ), fonetiche (credenseFieme) e morfologiche (la Brentadella Fèrsina) della prima edizione del testo, più o meno invalse all’epoca o dovute all’uso personale dell’autore nel primo e nel terzo caso o all’interferenza dialettale nel secondo. Tale criterio è parso il più adeguato, a maggior ragione considerato il «tetragono attaccamento […] alle proprie peculiarità, fino alle virgole» di Angelico Prati. Si mantengono tali e quali anche tutte le rappresentazioni grafiche dei fonemi, con i relativi segni diacritici, e le abbreviazioni relative a libri, riviste e varietà linguistiche, il cui scioglimento, se non immediato, appare nel complesso agevole sulla base del contesto e dei riferimenti bibliografici citati più estesamente dall’autore.